sabato 12 gennaio 2008

Inchiostro...


Sempre vacante è l'essere umano, in un vorticoso vortice che lo risucchia nell'oscuro e freddo baratro; e il baratro che altro non sembra che una cruda tomba, in realtà è egli stesso quando guarda dentro di sé e sente il vuoto della sua esistenza e del suo io. Eccolo lì, in notte tempestosa, al lume di una flebile lucerna, che scrive le sue memorie; la penna che si piega sotto la sua debole mano, rapida, lascia solchi indelebili sulla carta, che morta, come il suo scrittore, altro non chiede se non il riposo in una qualche biblioteca dimenticata. Stanco è il Viandante che, timoroso del suo fato, si affretta, sfidando l'instancabile tiranno. Il tratto termina e abbattuto da se stesso, lascia il suo corpo, sfiancato, scivolare lentamente nello scuro inchiostro delle sue parole. Vigila, ancora, soltanto il pennino, immerso in quel veleno di loto che ogni pensiero oblia e cattura; come se il cibarsi di quella misera anima del Viandante l'avesse reso ancora più affamato. E quell'ultima ancora tra anima, mente e corpo si vede corrosa dalla ruggine del tempo che egli sa, distrugge ogni cosa...