domenica 13 gennaio 2008

Ossa...


Un'Ombra velocemente si scosta dal suo riparo, non si guarda intorno, è tardi. Il suo mondo, la sua esistenza si sta lentamente restringendo. Dietro una luce guarda la strada, battuta da guardie e castigatori feroci; solo un Viandante la scruta dentro la sua anima; impaurita attraversa quel fiume in piena che ancora, difficilmente, la consuma. Esce dalla via segnata, lontana ormai da una rumorosa civiltà che l'ha nauseata. Cammina tra le basse sterpaglie, non vede il terreno, la ferita quasi la soffoca. A stento raggiunge un campo, incolto all'apparenza. Si sdraia, sente la polvere, di qui anch'essa sa di essere composta, nella sua bocca asciutta, e sente il sangue, che imperterrito continua a fluire nelle arterie e il suo cuore, che stanco, ad ogni battito la scuote. Madida di sudore, arranca, con la terra sotto le unghie, viva come non mai, verso una meta che anche lei si accorge esser vana; ma come un soldato, ferito sul campo di battaglia, continua a strisciare lontano dal luogo del suo tormento, essa perpetua nel suo essere. Ed ecco che afferra un ramo, stranamente liscio e levigato, con le estremità arrotondate di un luccicante bianco, che riluce al pallido chiarore lunare; ed altre di queste verghe la stringono tutt'intorno, bastonando la sua fumosa anima. Ecco, ora sente la polvere sento il suo più intimo essere; ora percepisce il tremare della terra; ora ode le trombe serafiche. Non più lotte o combattimenti l'aspettano, non più strade o decisioni da prendere, solo gli occhi di un Viandante e il silenzio polveroso, in una notte senza luna...